Vale ancora la pena investire in BTP? L’investitore a caccia di opzioni sicure starà sicuramente soffrendo per quella che è la situazione dei BTP, ovvero dei buoni del tesoro poliennali.
L’area Euro sta vivendo una congiuntura economica (anche se data la lunghezza della stessa può cominciare ad essere trattata, senza troppi dubbi, come una vera e propria condizione di normalità) sicuramente particolare: le continue operazioni di quantitative easing e i tassi estremamente applicati dalla BCE si stanno ripercuotendo anche sugli interessi e sulle cedole offerte dai cari, vecchi, buoni del tesoro poliennali. Il rendimento, pertanto, non è in questa fase ottimale.
In una situazione del genere è più che lecito chiedersi se sia ancora il caso o meno di considerare come validi questi strumenti di investimento.
Siamo dopotutto davanti a strumenti che offrono rendimenti molto bassi: vale davvero la pena vincolare il proprio capitale a strumenti che, di frutti, ne generano purtroppo davvero pochi? In questo articolo cercherò di spiegarti se conviene investire oggi in btp oppure no.
Migliori BTP da Acquistare Oggi: rendimento in aumento o in calo?
I BTP sono, e i dati parlano piuttosto chiaro a riguardo, tra gli strumenti di investimento preferite dagli italiani.
Non c’è alcun mistero a riguardo; i BTP sono infatti in grado di soddisfare il bisogno di risparmio delle famiglie grazie a caratteristiche relativamente peculiari:
- offrono rendimenti nel corso dell’investimento, grazie alle cedole, e non al termine dello stesso
- il loro prezzo, nel caso in cui si paventi la necessità dell’uscita dall’investimento, è relativamente stabile, e legato comunque alle vicissitudini economiche di un paese che, sebbene oberato da un debito enorme come l’Italia, ha ancora una posizione di rilievo all’interno sia dell’economia mondiale sia dell’economia dell’area Euro
- si tratta, e lo vedremo più avanti nel dettaglio, di strumenti particolarmente sicuri
Si tratta dunque di uno strumento che ha delle caratteristiche che lo rendono sicuro e dal rendimento relativamente costante nel tempo, entrambe caratteristiche che non possono che fare gola a chi cerca di investire per creare rendite passive sicure alla propria famiglia.
Con i tassi che sono però così bassi, conviene davvero ancora rifugiarsi in questo tipo di strumenti?
L’alternativa conto deposito: stesse condizioni
La particolarissima congiuntura economica non poteva che riflettersi anche su quelli che sono i tassi offerti dai conti deposito.
Si tratta di strumenti altrettanto sicuri, con capitale garantito fino a 100.000 euro dal Fondo Interbancario internazionale, che lasciano però davvero poco all’intraprendenza e all’immaginazione di chi vorrebbe portare a casa dei guadagni consistenti grazie al proprio capitale.
I tassi lordi difficilmente superano il 2,00% sui capitali vincolati ad almeno 36 mesi, con il vantaggio però, rispetto ai BTP, di poter uscire dall’investimento non perdendo nulla se non l’ultima tornata di interessi, tendenzialmente trimestrale.
Il conto deposito però non rappresenta sicuramente un’alternativa sotto il profilo del rendimento ai BTP: si portano a casa interessi molto simili, entrambi estremamente poco interessanti e comunque da considerare in una situazione complessa come quella che l’economia europea sta affrontando.
Il paese del bengodi, ammesso che esista, non è di casa sicuramente in Europa, né tanto meno in Italia.
Nuove proposte sul mercato: MoneyFarm fa +5,41%
Se stai pensando di investire in BTP, molto probabilmente, punta a due cose: sicurezza e rendimento certo, anche se non elevatissimo.
In questo è specializzata una startup italiana, MoneyFarm, che segnalo come vera e propria alternativa agli strumenti tradizionali. La piattaforma permette al cliente di scegliere il proprio livello di rischio, anche basso, e la cifra da investire che può essere anche ridotta: bastano 500€ per provare.
Oltre a questo, poi, l’azienda mette a disposizione degli utenti un team di esperti che fornisce consigli per ottimizzare il proprio portafoglio.
MoneyFarm è stata premiata da Corriere Economia come miglior consulente finanziario indipendente. Nel 2016 sono stati distributi su alcuni portafogli rendimenti fino al 5,41% a fronte dell’1,5% medio pagato dalle banche. Non male, vero?
Iscriviti a MoneyFarm sul Sito Ufficiale
Orientarsi verso altri strumenti: ma a che rischi?
I mercati, nonostante vengano accusati di emotività e sostanzialmente di incapacità con ricorrenze cicliche, riescono a fare qualcosa come niente altro: riescono a prezzare il rischio, nel senso che riescono a stimare in modo piuttosto preciso quelli che sono i rischi legati ad un determinato strumento, e quindi ad attribuirgli tassi di interesse che riflettono piuttosto accuratamente il rischio di non rivedere il capitale indietro.
I BTP hanno rese relativamente basse proprio per questo motivo: quando emessi da uno stato comunque credibile se non nella chiusura del debito, quantomeno nella ricapitalizzazione dello stesso, come nel caso dell’Italia, non ci sono rischi fondamentali e quindi il rendimento non può che andare giù.
Chi vuole orientarsi verso strumenti più remunerativi, non può fare altro che tenere conto del fatto che spesso, per non dire sempre, dietro l’offerta di rendimenti più elevati si nascondono rischi, per forza di cose, più elevati.
Occhio ai titoli dei Paesi emergenti
L’equivalente dei BTP nei paesi emergenti sono i titoli a lunga scadenza provvisti di cedola. Si tratta di strumenti di raccolta di capitale che vengono ormai largamente impiegati anche dai paesi cosiddetti in via di sviluppo, frase dietro la quale si nascondono spesso però stati sgangherati (quantomeno economicamente), nei confronti dei quali esporsi soprattutto su periodi lunghi è estremamente rischioso.
Certo, i tassi di interesse offerti dai paesi in via di sviluppo sono molto spesso più che allettanti. A questi tassi di interesse alti, o comunque più alti di quelli offerti dai paesi già sviluppati è bene ricordare all’investitore che corrispondono rischi sicuramente maggiori.
Certo, i default degli stati non sono comunque qualcosa che avviene di frequente: ho per esempio detto in un articolo della situazione dei bond Venezuela 2027. Quello che però è capitato a chi ha investito in bond argentini qualche anno fa e più di recente in titoli dello stato greco potrebbe sicuramente raccontarti una storia diversa da quella che hai in mente.
Sì, conviene, a patto che si possa aspettare
Investire in BTP è ancora un’ottima idea. Ad aver abbassato i rendimenti sono purtroppo politiche monetarie e delle banche centrali che hanno ridotto i rendimenti più in generale di quasi tutti gli strumenti di risparmio. Non credere che ad un abbassamento dei rendimenti dei BTP non corrispondano abbassamenti medesimi che hanno colpito altri tipi di strumenti, come ad esempio i conti deposito.
Nel caso in cui tu possa legare i tuoi capitali per periodi medio-lunghi (consci comunque del fatto che i BTP hanno un ottima negoziabilità sui mercati secondari e che dunque si possono vendere con una certa facilità), i BTP continuano ad essere un ottimo strumento di investimento, uno di quegli strumenti che ci garantiscono comunque rendimenti costanti nel tempo e una certa rassicurazione sul fatto che il capitale, alla scadenza del titolo, ci venga restituito.
Certo, non sono investimenti particolarmente eccitanti, ma non è di questo che si dovrebbe preoccupare il risparmiatore che guarda ai BTP con interesse. Gli investimenti di questo tipo non sono sicuramente un invito all’avventura, ma una scelta razionale di crescita non spinta, ma comunque costante.
Investire in BTP, soprattutto se di paesi solidi come l’Italia può essere un’interessante via di mezzo tra il rendimento e il rischio.
Questo ovviamente nel caso in cui dovessimo ritenere la situazione delle casse dello stato italiano come sicura e i futuri governi che si succederanno come credibili.
Questo è quanto credono i mercati e per il futuro prossimo venturo non troviamo nessuno pronto a scommettere sul default dell’Italia. Si tratta, nonostante l’enorme debito pubblico, di un paese molto solido sul quale tutti hanno la ragionevole certezza della restituzione dei debiti contratti.