Il procacciatore d’affari è, nel nostro ordinamento commerciale, una figura contigua a quella dell’Agente di Commercio, pur mantenendo delle specificità che lo separano dalla stessa.
Entrambe le figure professionali infatti vedono la propria opera esplicitarsi nel coadiuvare la vendita di prodotti e servizi sul mercato per una determinata azienda e nell’individuare nuovi potenziali clienti.
Se l’agente di commercio è però legato da una collaborazione di tipo stabile e continuativo con una o più imprese, il procacciatore d’affari non è legato in alcun modo in pianta stabile e ricorrente ad un’azienda.
Svolge la sua attività in modo irregolare (almeno in relazione ad una determinata compagine sociale) ed è libero di procacciare nuovi clienti e affari, non necessariamente a favore di una determinata azienda.
Vediamo insieme di capirne di più sul procacciatore d’affari. Quando è dovuta l’iscrizione all’Enasarco? Quali sono le caratteristiche invece del procacciatore d’affari occasionale? Quali norme regolano la professione?
Nella guida che segue troverete tutte le informazioni di cui avete bisogno, sia nel caso in cui abbiate intenzione di iniziare la professione, sia nel caso in cui siate in cerca di informazioni per regolarizzare la vostra posizione.
Voltate pagina e scoprite questa professione!
Le differenze legislative e tributarie nei confronti dell’agente di commercio
Le differenze più importanti per lo svolgimento della professione, tra quelle che intervengono a separare la categoria dell’agente di commercio da quella del procacciatore di affari, che sia in pianta stabile oppure occasionale, riguardano principalmente:
- il regime fiscale e tributario
- l’iscrizione ad albo o ruolo
- l’obbligo di partita IVA
- gli eventuali inquadramenti contrattuali con un’impresa
- le esclusive di zona
- lo scioglimento dell’incarico
Sono elementi fondamentali non solo sotto il profilo legale, ma anche per lo svolgimento della professione.
In linea di massima, il procacciatore di affari può di fronte ad una maggiore libertà nell’organizzazione e negli adempimenti di carattere legale svolgere una professione sicuramente interessante sotto il profilo professionale e remunerativo, seppur con meno tutele, come andremo a vedere tra pochissimo.
Pochissimi adempimenti fiscali, tributari e legali per il procacciatore d’affari
Come abbiamo detto in apertura, per il procacciatore d’affari sono necessari minori adempimenti di carattere tributario fiscale e organizzativo.
Innanzitutto non è necessario per il procacciatore d’affari avere una partita IVA: basterà infatti il codice fiscale per chi fattura meno di 5.000 euro su base annuale.
Non si è sottoposti a studi di settore e non è necessario assoggettare le prestazioni ad IVA. Nel caso in cui però si dovesse superare il limite dei 5.000 euro su base annua, sarà necessario aprire una ditta individuale.
Per quanto riguarda invece l’iscrizione al registro delle imprese, sarà necessario iscriversi al registro delle imprese, nel caso in cui si svolgesse la professione di procacciatore d’affari continuativa.
Nel caso di procacciatore occasionale invece, non sarà neanche necessario registrarsi nell’apposito registro.
Cosa distingue il procacciatore d’affari occasionale da quello continuativo?
Distinguere il procacciatore d’affari continuativo da quello che invece svolge la professione in modo occasionale non è sempre facile.
A rilevare infatti non è la quantità di denaro che si muove, o meglio, la dimensione degli affari che si contribuisce a realizzare.
A rilevare per il nostro ordinamento è esclusivamente lo svolgimento continuativo o meno della professione.
Facciamo l’esempio di un procacciatore d’affari che chiuda un solo affare da 100.000 euro in un anno.
Avendo conseguito la chiusura di un solo affare, non potrà essere sicuramente considerato come procacciatore in modo continuativo.
Immaginiamo adesso un procacciatore che abbia chiuso 10 affari da 10.000 euro, uno al mese esclusa l’estate e le ferie.
In questo caso, nonostante la somma incassata sia esattamente la stessa, l’attività di procacciatore avrà sicuramente il carattere della continuità e della stabilità.
A rilevare dunque, più che il quanto si incassa, è piuttosto per quanto tempo dell’anno si svolge questa professione.
Gli adempimenti sono radicalmente diversi tra le due figure e si dovrebbe cercare di fare molta attenzione al momento in cui potremmo dunque trasformarci, per legge, in procacciatori di affari abituali.
Procacciatore d’affari: l’iscrizione Enasarco è necessaria?
Una delle differenze principali tra l’agente di commercio e il procacciatore d’affari, seppur la professione dovessero essere svolta in modo continuativo, è quella dell’iscrizione all’Enasarco.
Per gli Agenti di Commercio l’iscrizione a questa gestione separata / cassa è infatti necessaria, mentre per chi svolge attività di promozione e conclusione di contratti, senza però che ci sia un vincolo stabile con una determinata azienda (ovvero appunto il procacciatore d’affari), non è necessario iscriversi all’Enasarco.
Occhio però, perché anche in questo caso a rilevare non è la volontà del soggetto di essere o meno agente di commercio, ma piuttosto come si esplicitano in concreto i rapporti tra procacciatore e azienda.
Nel caso in cui il legame tra l’azienda di riferimento e il procacciatore dovesse diventare stabile, il procacciatore potrà considerarsi agente di commercio e dunque sarà soggetto all’obbligo di iscrizione all’Enasarco.
Il problema riguarda principalmente, e ancora una volta, l’occasionalità della prestazione nei confronti dell’azienda.
Si può essere procacciatori d’affari anche in modo continuativo, ma a non poter essere continuativi (pena il passaggio alla categoria degli agenti di commercio) sono i rapporti con una determinata azienda.
Nel caso in cui gli affari conclusi con l’azienda e per tramite dell’azienda dovessero essere distribuiti nel tempo, ci si potrebbe trasformare secondo la legge in agenti di commercio.
In questo caso sarà assolutamente necessario provvedere agli adempimenti di rito, tra i quali figura anche l’iscrizione all’Enasarco, pena ammende e interessi anche piuttosto gravosi.
Agente di commercio e procacciatore d’affari: la differenza sta anche nelle tutele
La differenza tra agente di commercio e procacciatore d’affari è anche relativa alle tutele che sono disposte a sostegno dell’una e dell’altra categoria.
L’agente di commercio ha una posizione e un’occupazione stabile con l’azienda con la quale ha il contratto, ha tipicamente associata una zona di esclusiva e svolge il lavoro con continuità.
Il procacciatore d’affari invece è una figura che opera liberamente sul mercato, il che vuol dire poter scegliere di volta in volta l’azienda per la quale chiudere affari, anche se mancano come controparte i diritti a tutela dell’agente, come il contratto di esclusiva e il mandato.
Prestazione occasionale INPS: ecco cosa c’è da sapere
Per quanto riguarda la prestazione occasionale fornita in qualità di procacciatore d’affari abbiamo già parlato del regime IVA, al quale non si è assoggettati. Ma che fare per quanto riguarda l’INPS?
Chi si attiene ai limiti prescritti per legge, ovvero di 5.000 euro su base annua non dovrà iscriversi alla gestione separata dell’INPS.
Invece per chi supera questo limite, nel momento in cui lo supera dovrà muoversi come segue:
- comunicare al committente il superamento della soglia
- procedere con l’iscrizione alla Gestione Separata dell’INPS
- pagare tributi, in regime di ritenuta d’acconto nel caso in cui il soggetto che acquista la prestazione sia amministratore di condominio, libero professionista, società, ente)
Va ricordato inoltre che va emessa, anche nel caso in cui si trattasse di una prestazione occasionale, va necessariamente emessa fattura. All’interno della fattura dovranno essere indicati:
- I dati del committente, che si tratti di società o di individuo
- I dati del prestatore d’opera, ovvero i dati che riguardano il procacciatore d’affari
- I dati di identificazione della ricevuta: numero e data
- Il compenso lordo, che deve comprendere oltre alla prestazione la ritenuta d’acconto
- La misura della ritenuta d’acconto, che è fissata per legge nella misura del 20% del totale
- Il compenso netto da corrispondere
Nel caso in cui la ricevuta superi inoltre i 77,47 euro, è necessario apporre una marca da bollo da 2 euro, a carico del committente.
Per quanto riguarda la dichiarazione dei redditi, i compensi da attività di procacciatore d’affari va inserita alla voce “redditi diversi”.
Procacciatore d’affari: conviene rispetto all’agente di commercio?
La figura professionale dell’agente di commercio è sicuramente più tutelata rispetto a quella del procacciatore d’affari, anche se come abbiamo visto caratterizzata da minore libertà.
Chi avesse a disposizione la scelta tra l’operare con mandato come agente e come procacciatore d’affari, dovrebbe sicuramente scegliere quello che sente essere più adatto per le proprie qualità e predisposizioni personali.
Le differenze, come dovrebbe essere chiaro ormai al termine della nostra trattazione, ci sono e sono importanti, sia sotto il profilo fiscale e tributario, sia sotto il profilo più squisitamente professionale.
A voi la scelta.