Aprire un bar? Può essere davvero una buona idea, che al costo di un capitale comunque contenuto può permetterti di inventarti un nuovo lavoro oppure di dare in gestione da subito la tua attività e mettere al sicuro una rendita mensile.
Cosa c’è da sapere su come aprire un bar? È un’operazione complicata? Oppure si tratta di qualcosa di facile da fare, se si sa come muoversi?
I nostri specialisti hanno messo a disposizione per te una guida che ti seguirà passo passo lungo questa avventura, una di quelle che possono davvero cambiare la vita.
Aprire un bar non è uno scherzo: affidati ad una buona guida
Moltissime attività falliscono a pochi anni dall’apertura, a prescindere dal fatto che ci sia crisi oppure un’economia che tira. Questo vuol dire che in molti, la maggioranza di quelli che aprono una nuova attività, si trovano ad abbassare la saracinesca e a mettere da parte un sogno che, con ogni probabilità, è costato anche un sacco di soldi.
Come fare allora per evitare che finisca anche nel nostro caso così? Semplice: bisogna affidarsi ad una buona guida e bisogna evitare di fare le cose tanto per, senza avere un piano dettagliato di come muoverci.
Parleremo proprio di questo oggi, per un piano per aprire il bar che davvero non lasci nulla al caso e ci permetta, sin da subito, di avviare la nostra attività lungo il binario giusto.
Un bar è un’attività a fortissima vocazione territoriale, e questo vuol dire che non potremo sopperire ad eventuali carenze del negozio appoggiandoci ad una eventuale attività online, oppure diversificando.
Inoltre, aprire un bar vuol dire mettersi da subito in competizione con un settore estremamente sviluppato in Italia, dove si incontrerà, anche nel più remoto dei paesi, una qualche concorrenza.
Muoversi con i passi giusti diventa dunque la condizione imprescindibile per trasformare un’impresa ardua in una vera fonte di guadagno e di soddisfazione personale.
Cosa è necessario per aprire un bar?
Innanzitutto denaro. Aprire un bar, anche se avessimo in mente una modesta attività di periferia, vuol dire mettere sul piatto immediatamente, che si tratti di finanziamenti o di soldi propri, del denaro.
Oltre al denaro, servono anche delle competenze: pensare di aprire un bar con i rimasugli della liquidazione, non perché non potrebbero essere sufficienti, ma perché baristi non ci si improvvisa.
Parleremo un po’ di tutto nella guida di oggi, affrontando non solo l’aspetto fiscale ed economico, ma anche quello della preparazione che riguarda l’attività di Bar, che tutto è fuorché facile e aperta a chiunque abbia deciso di inventarsi barista da un momento all’altro.
Aprire un bar può essere molto costoso
Prima di metterci in mente di aprire un bar, dovremo tenere conto del fatto che ci sono dei costi associati che non sono assolutamente da sottovalutare.
Dobbiamo pensare al fatto che ci saranno sia dei costi fissi, sia dei costi variabili.
Ammesso che abbiamo dei capitali sufficienti per rilevare un’attività oppure per farla cominciare da zero, dobbiamo tenere conto del fatto che ci saranno dei costi che dovremo affrontare mese per mese, come ad esempio:
- il personale: pensare di coprire, anche in un bar di modeste dimensioni, tutti i turni da soli non è assolutamente pensabile. Bisognerà pensare ad un aiuto (o magari di più, nel caso di attività più complesse);
- l’affitto: a meno che non abbiamo a disposizione un locale di nostra proprietà, bisognerà tenere conto dei costi del locale, che a seconda di dove decideremo di aprire il bar, saranno più o meno alti;
- i contributi previdenziali: che si guadagni o meno, che si tratti o meno di qualcosa che sarà lì, ad aspettarci a scadenze regolari.
I requisiti previsti dalla legge: la burocrazia per aprire un bar
Trattandosi di un’attività che prevede la somministrazione di bevande e alimenti, ci sono degli adempimenti burocratici collegati con l’apertura di un bar, che dovremo espletare prima di poter pensare di aprire il nostro bar.
Tra i requisiti di base per aprire un bar abbiamo:
- la maggiore età
- l’aver terminato la scuola dell’obbligo
- aver frequentato o la scuola alberghiera, oppure uno dei corsi professionali riconosciuti dalla Regione o dalla Provincia per la somministrazione di alimenti e bevande; in alternativa si può sostenere un esame di idoneità presso la Camera di Commercio
Oltre ai requisiti di carattere personale, ci sono anche dei requisiti che riguardano l’attività in quanto tale, ovvero le licenze. Sono operative 4 tipi di licenze attualmente disponibili in Italia:
- Licenza A: riguarda principalmente i ristoranti in quanto prevede la possibilità di somministrare bevande e e pasti, alcolici compresi, anche se superiori ai 21%;
- Licenza B: è la licenza che riguarda chi vuole aprire un bar; si possono somministrare bevande, anche alcoliche, i dolciumi, i gelati e i prodotti di gastronomia;
- Licenza C: è una sorta di licenza somma tra le prime due, alla quale si somma la possibilità di esercitare attività di svago; in questo caso la licenza interesserà le sale da ballo, le sale da gioco e gli stabilimenti balneari;
- Licenza D: è la licenza che prevede la somministrazione di bevande e alimenti, che esclude però gli alcolici.
Per quanto riguarda invece le normative igienico-sanitarie, avremo bisogno di:
- autorizzazione sanitaria: deve essere richiesta alla ASL, ed è un documento obbligatorio che viene ottenuto dopo un controllo sanitario;
- autocontrollo igienico-sanitario: bisogna compilare una autocertificazione che sottolinea gli aspetti critici per la sicurezza degli alimenti;
- libretto sanitario: non è più necessario in diverse regioni ed è sostituito dalla certificazione HACCP.
In ultimo, dovremo occuparci necessariamente anche delle norme di pubblica sicurezza, con:
- rispetto delle normative sulla sicurezza sul posto di lavoro: ovvero la compilazione della Relazione sulla Valutazione dei Rischi;
- sicurezza degli impianti elettrici: deve essere realizzata una manutenzione straordinaria da imprese abilitate, che devono poi successivamente dichiarare che l’impianto è a norma di legge;
- normativa anti-incendio: sono previsti diversi adempimenti, che prevedono sia l’adozione di misure per ridurre la possibilità che insorgano degli incendi, sia l’installazione di sistemi efficienti per interrompere l’incendio una volta che questo sia iniziato;
L’originalità paga, l’alternativa è essere uno dei tanti (falliti)
Aprire un bar nel 2017 non è un’impresa facile: ci sono decine di attività anche nella nostra città, gestite con spese ridotte al minimo e che non potremo mai battere sul prezzo.
Se stai pensando di aprire un bar dove servire pessimo caffè e cornetti surgelati, nella speranza che qualcuno si fermi, ti stai sbagliando di grosso, perché mai come oggi un’attività come quella del bar ha bisogno di originalità per emergere.
Dovrai scegliere che tipo di bar essere, se concentrare la tua attività su questo o su quel prodotto, che tipo di brand e di immagine proporre al cliente e, soprattutto, scegliere i tuoi clienti.
Il mondo dell’economia generalista è morto da un pezzo e se stai pensando di avvicinarti all’opportunità bar senza un’idea precisa di chi servire e di cosa servire, sappi che faresti forse bene ad investire i tuoi capitali altrove. Sì, perché oggi gli unici in grado di far girare davvero denaro e clienti sono bar con un’idea particolare e originale.
L’importanza della scelta tra posto e nicchia
A questo punto della questione interviene la location del nostro bar. Un bar generico può continuare a funzionare in località di transito elevatissimo (pensiamo nei pressi di un monumento o di una piazza molto importante).
Molto più difficile farlo funzionare, anche se in genere gli affitti diventano molto più alti (anche 10 volte quello che pagheremmo in zone più remote della città). In questo caso ci si dovrà sicuramente ingegnare meno per organizzare la propria attività e renderla redditizia, dato che il passaggio, a meno che di diventare un noto ritrovo di microbi e ratti, dovrebbe portare clienti da solo.
Occhio però anche in questo caso a pensare di poter fare quello che si vuole soltanto perché si ha un bar in una buona location. Sempre più di frequente infatti i turisti fanno ricorso ad App che permettono di controllare in tempo reale quello che altri clienti hanno detto del bar e nel caso in cui non si offra un buon servizio, diventare un appestato prima digitale e poi reale può essere questione di pochissimi giorni.
Chi invece vuole coltivarsi una nicchia potrebbe sicuramente organizzarsi anche in luoghi meno affollati della città, dove si riesce a spuntare un canone di locazione molto più basso e dove, però, dovremo noi cercare da soli di costruirci una clientela, attirandola con la nostra attività e con l’originalità che esprimiamo attraverso essa.
Si tratta di una scelta sicuramente non facile, dato anche il fatto che siamo davanti ad una scelta assolutamente diversa e che ci porterà ad avere due attività molto diverse tra loro. Tenere un bar in una zona molto trafficata è un mestiere molto diverso rispetto a quelli che sono invece i bar di nicchia, dove i ritmi sono più dilatati e dove bisogna guadagnarsi, giorno per giorno, i propri clienti.
Quale delle due è più facile? Al giorno d’oggi nessuna delle due, perché come abbiamo visto poco sopra, anche mantenere il caro vecchio pessimo bar di passaggio oggi richiede un impegno notevole, anche se la concorrenza è scarsa e non abbiamo, almeno all’apparenza, alcun motivo di preoccupazione.
Aprire un bar all’estero: può essere un’opportunità
Il bar italiano continua a macinare utili e a conquistare cuori soprattutto all’estero, dove però deve far fronte in moltissimi paesi alla competizione che arriva dai grandi gruppi internazionali (Starbucks, Caffè Nero, Gloria Jean etc.).
Si può pensare di aprire un bar all’estero, che può essere sia in una città “normale”, sia invece in una località balneare. Le scelte sono molte e vi invitiamo a continuare a seguire le nostre pagine per individuare quelli che potrebbero essere dei posti ideali per aprire la propria attività.
Vale però, anche all’estero, quello che abbiamo detto per le attività che devono essere invece aperte in Italia: il cliente è sempre più esigente e sicuramente non si può pensare di aprire un’attività economica per prosperare gabbando il cliente: bisogna avere in mente una buona attività di business e questa deve essere seguita ogni giorno, tutti i giorni, perché siamo sempre di più in un mercato che paga soltanto chi è riuscito ad inventare qualcosa e ad attrarre clienti con la sua unicità.
Ma quanto costa aprire un bar? Quanto si spende?
Abbiamo parlato in apertura dei costi fissi e dei costi variabili per aprire un bar. Non tutti i costi appartengono alla seconda categoria: ci sono dei costi che dovremo affrontare per il solo motivo di aver aperto un’attività e possono essere molto diversi a seconda del tipo di bar che abbiamo in mente.
Tenendo conto dell’acquisto delle attrezzature, i documenti, gli arredi, le spese del commercialista, le eventuali modifiche strutturali, un po’ di pubblicità, qualche tavolo, si finisce facilmente a spendere una somma, solo per partire, che parte dai 60.000 euro e può anche superare, in determinati casi, i 100.000 euro.
Sicuramente non una somma che tutti possono permettersi, anche se ci sono anche delle alternative per aprire un bar senza mettere avanti somme tanto importanti.
bar in gestione, una possibilità da valutare
C’è sicuramente la possibilità di aprire un bar senza dover fare tutto da zero e magari prendendolo in gestione. In questo caso staremo affittando la struttura e le attrezzature, per gestire il nostro bar senza comprare niente per conto nostro.
L’opzione id questo tipo potrà sicuramente sembrare più invitante, soprattutto se non si hanno grossi capitali a disposizione, ma spesso il gioco non vale la candela.
Dovremo infatti tenere conto del fatto che dovremo pagare comunque:
- dipendenti
- forniture
- bollette
La gestione inoltre prevede la possibilità di poter acquistare entro due anni, dandone una comunicazione preventiva sei mesi prima. Questo può essere un vantaggio, ma anche uno svantaggio, perché potremmo avviare un’attività che, successivamente si godranno altri nel caso in cui non avremmo la possibilità o il desiderio di acquistare definitivamente.
Il canone per il bar in gestione sarà comunque più alto di un canone di affitto “solo muri” e questo vuol dire, soprattutto se l’attività non è ben avviata, dover fare i conti con primi mesi molto duri, soprattutto sotto il profilo economico. Il bar in gestione, per intenderci, non sempre è una soluzione ottima.
Aprire un bar in franchising
Bisogna inoltre tenere conto del fatto che si può avere un bar in franchising, rivolgendosi ad uno qualunque dei gruppi che sono in grado di offrire questo tipo di attività e che permettono di avere un bar “chiavi in mano” spendendo tipicamente meno di quello che spenderemmo aprendo un bar da zero per fatti nostri.
Questo vuol dire che possiamo avere a disposizione un bar spendendo meno, ma con alcune restrizioni:
- spesso al franchising è associato il marchio del caffè venduto, il che vuol dire che piuttosto che proporre il nostro bar e il nostro marchio faremo pubblicità alla casa madre
- spesso il costo delle forniture obbligatorie può essere più alto di quello in regime di libero mercato
Anche in questo caso dunque, con le offerte in mano, dovrai fare i tuoi calcoli, conscio del fatto che potrai sicuramente fare un buon affare, ma anche in altri casi invece converrà scegliere un’opzione diversa.
Il finanziamento per aprire un bar
Esistono diversi tipi di finanziamenti che permettono, anche a fondo perduto, di ottenere del denaro utile per aprire la nostra attività di bar.
Le alternative migliori sono quelle di Invitalia (che risponde entro 6 mesi) e dei prestiti di onore che sono attivi all’interno delle diverse regioni. Questo vuol dire che è possibile, prima anche di rivolgersi in banca per un credito, ottenere dei fondi agevolati.
Nel caso in cui questo non fosse possibile, potrete comunque rivolgervi ad una banca e, business plan in mano, ottenere un finanziamento. I finanziamenti per inizio attività sono oggi a tassi estremamente bassi e dunque, a patto di avere un buon piano, si può sicuramente ottenere un prestito per aprire l’attività.
A questo scopo vale però ricordare il fatto che anche se non sono soldi nostri bisognerà prestare il massimo dell’attenzione al nostro investimento: i soldi andranno restituiti, e anche quando in parte saranno stati ottenuti a fondo perduto, dovremo tenere conto del fatto che costituiscono un’opportunità da non sprecare a cuor leggero.
Conviene aprire un pub / bar?
Aprire un bar nel 2017 è un’operazione molto più complessa di quello che potrebbe sembrare e non è assolutamente detto che aprirne uno sia la ricetta automatica per fare soldi.
Questo però non vuol dire nemmeno che non ci siano i margini per aprire un’attività come si deve e cominciare davvero a cambiare la propria vita.
Teniamo sempre conto di quelli che sono i binari lungo i quali dovrà muoversi, sin dall’inizio, la nostra attività di bar:
- attenzione ai costi: che si opti per la soluzione da zero, per il franchising o per la gestione, essere oculati nello spendere è una condizione necessaria per rendere la nostra attività un successo;
- originalità: come abbiamo detto e ripetuto sopra, aprire un bar oggi vuol dire o proporre qualcosa di nuovo, oppure soccombere;
- località: scegliere tra un bar in periferia e uno in zona turistica può fare un’enorme differenza sul tipo di attività che andremo a gestire;
- professionalità: non sempre si riesce ad improvvisarsi baristi e difficilmente questa è una buona idea. Prima di pensare di aprire un bar, si dovrebbe provare a maturare un po’ di esperienza, a prescindere dal contesto dove andremo a gestire la nostra attività.
Si può pensare di aprire in Italia e all’estero: le differenze non sono molte: basterà avere una buona idea, seguirla pedissequamente, avere il denaro necessario per aprire o prendere in gestione e avere, come sempre, voglia di farcela.
Un bar può essere sicuramente un buon investimento, ma bisogna tutelarlo passo per passo, tenendo conto di tutte le difficoltà che potremmo avere lungo il cammino.
Conviene aprire un bar senza denaro?
Come abbiamo visto nel corso della guida di oggi, ci sono delle opzioni anche per aprire un bar senza soldi, affidandosi ai prestiti a fondo perduto o a quelli bancari: questo potrebbe far rientrare l’apertura di un bar tra le attività redditizie.
Potrebbe convenire, ma come abbiamo detto poco sopra, non è sicuramente il modo di portare a casa un’attività senza rischi, dato che i soldi, almeno in parte nel migliore dei casi, dovremo comunque restituirli.
Se non si hanno particolari capacità di barista e non si ha una visione chiara di quello che si andrà a fare, a poco importa da dove arrivano i capitali. Sarebbe comunque uno spreco, i cui effetti potremmo portarci avanti per molti, moltissimi anni.